Elisabetta Bagli intervistata da Nicoletta Orlandi Posti nel giorno della presentazione del suo libro “Voce” avvenuta il 12 novembre 2011 presso il “78 Giri Caffè” di Roma. (Album Presentazione di “Voce” a Roma)
Intervista di Nicoletta Orlandi Posti ad Elisabetta Bagli su youtubeNicoletta Orlandi Posti: Sono molto orgogliosa di presentare il libro “Voce” di Elisabetta Bagli per un fatto soprattutto affettivo più che letterario. Conosco Elisabetta da sempre. Siamo andate a scuola insieme, abbiamo fatto l’asilo, le elementari e le scuole medie insieme. Poi la vita, per una serie di motivi ci ha divise. Ci siamo ritrovate dopo un bel po’ di anni e l’ho ritrovata poetessa. Tutto mi sarei aspettata dalla vita tranne che questo fosse il tuo lavoro, Elisabetta, però la vita, si sa, non smette mai di regalarci sorprese. Io faccio la giornalista, non sono una critica letteraria per cui ho letto le poesie di questo libro proprio con l’occhio di una lettrice appassionata non con quello di una professionista. Quindi, il mio intervento sarà più che altro di matrice giornalistica e ci saranno soprattutto domande alle quali spero che tu vorrai rispondere per spiegarci questo libro.
Intanto il titolo. Com’è uscita la Voce?
Elisabetta Bagli: La mia era una voce interna e aveva bisogno solo di una spinta per uscire e poter gridare. In pratica, c’è stata una sfida che non mi sono fatta sfuggire e ho raccolto in pieno. Un mio amico mi ha detto: “Perché non metti in evidenza i tuoi sentimenti, piuttosto che esprimerli attraverso le poesie o le citazioni dei poeti o degli scrittori che più ti piacciono? Provaci, tu puoi”. Così è andata, ho raccolto la sfida e mi sono messa in gioco.
Nicoletta Orlandi Posti: Leggendo il tuo libro mi sono ritrovata di più ne “Il vestito” che, secondo me, è la poesia più bella di tutte. Qual è, invece, la poesia che ti appartiene di più?
Elisabetta Bagli: La poesia che mi appartiene di più è “Ero bianca”, perché descrivo come un pittore fornito di una tavolozza piena di colori e di una tela bianca decide di esprimere su questa tela immacolata le sue idee, “schizzandole” con il pennello… diciamo che è un po’ l’input che ho ricevuto io.
Nicoletta Orlandi Posti: Ho letto il libro di Elisabetta due volte. La prima volta per entrare un po’ nei meccanismi della sua poesia visto che non sono rime baciate né endecasillabi, ma, probabilmente, sono versi scritti di getto, non studiati nella metrica.
Invece, la seconda volta che ho letto questo libro l’ho fatto con lo spirito di comprendere il significato dei tuoi scritti e mi sono accorta che molte poesie che hai scritto, e che quindi riguardano i tuoi sentimenti, i tuoi ricordi, le tue sensazioni, in qualche modo andavano a descrivere gli stessi stati d’animo che ho provato io in varie fasi della mia vita. E mi sono ritrovata nelle tue parole. Questo, secondo me, fa la grandezza del poeta. Quando si legge una poesia e ci si ritrova non si può far a meno di pensare che chi ha scritto è una persona di grandi sentimenti. In molte delle tue poesie ho trovato che sei riuscita a scrivere ciò che io ho sentito e una di queste poesie è “Bulimia” e io vorrei che ci raccontassi tu questa poesia, che è una tra le più forti sia per l’argomento che per lo spessore.
Elisabetta Bagli: In questa poesia si parla di una ragazza che quando era piccola aveva un problema abbastanza grande perché non si sentiva accettata dal mondo per come era fisicamente. Nell’eta dell’adolescenza non si pensa che si hanno altre cose da offrire, ma purtroppo si pensa all’aspetto fisico. Quella ragazza sono io. Ho attraversato un periodo in cui mi guardavo allo specchio e non mi sentivo amata, forse non solo dagli altri, ma prima di tutto da me stessa. E ho voluto descrivere questo momento che ho passato nell’adolescenza…
Nicoletta Orlandi Posti: …pero l’hai scritta oggi, quindi è una cosa che ti ha segnato…
Elisabetta Bagli: Sì, l’ho scritta oggi perché è oggi che mi sono messa a riflettere sul mio passato. E’ stata una cosa che mi ha segnato… ci sono state tante cose del mio passato che mi hanno segnato: la parte dell’alimentazione con i problemi alimentari connessi e altre cose che ho sentito come oppressioni esterne che non potevano farmi uscire quella voce che io avevo dentro. L’ho scritta ora, perché è attualmente che forse, ma non voglio essere presuntosa, con due bambini sono riuscita a raggiungere una certa serenità e maturità, un certo equilibrio interiore che mi permette di analizzare Elisabetta com’era prima e così poterla far uscire.
Nicoletta Orlandi Posti: Alcune poesie sono molto tristi perché? Tu sei una persona solare, sei allegra, sprizzi energia da tutti i pori! Perché? Questa voce dentro è pesante…
Elisabetta Bagli: Sì, ma io ho vissuto molti momenti di solitudine e continuo a viverli anche ora, considerando anche la scelta di vita che ho fatto andando a vivere a Madrid che mi ha tagliato il cordone ombelicale con alcune mie sicurezze che avevo qui a Roma. Ho lasciato parte di me qui. Ho incontrato delle persone splendide anche a Madrid, ma spesso mi sono trovata sola a Madrid, quando mio marito è in viaggio per lavoro, nonostante i vari impegni che mi occupano la giornata ho trovato il tempo di riflettere sul mio mondo, su determinate mie sofferenze passate e attuali.
Nicoletta Orlandi Posti: “8.46” è la poesia che hai dedicato a Stefano, alla nascita di tuo figlio e io mi sono chiesta perché non c’è invece la nascita di Francesca Romana? In realtà lei è la primogenita, percui le prime sensazioni da mamma le hai avute proprio con Francesca piuttosto che con Stefano.
Elisabetta Bagli: Prima di tutto è proprio per un fattore fisico. La nascita di Stefano me la sono goduta di più perché già sapevo a cosa andavo incontro, non era presente quella paura che avevo avuto con Francesca. Certo il timore che qualcosa andasse storto c’era sempre, ma è stato più facile superarlo ripercorrendo i passi che già conoscevo. Quindi mi è uscita una poesia nella quale ho descritto proprio la situazione del parto aiutata dal fatto che lo stesso è stato meno doloroso e io ero più attaenta a ciò che accadeva intorno a me. Inoltre, per Francesca Romana ho già scritto una poesia che non è presente in questa raccolta e che si intitola “Prima emozione”, ma non ho voluto inserirla qui perché in questa selezione la mia bimba è già presente con un’altra poesia che descrive com’è attualmente mia figlia e si intitola “Piccola nuvola bianca”.
Nicoletta Orlandi Posti: Un’altra cosa che ho notato leggendo le tue poesie è che il colore che predomina è il bianco: il bianco di “Neve”, “Ero bianca”, in “8.46” le mura dell’ospedale sono bianche… voglio dire, è un colore che non ti appartiene. E, allora perché?
Elisabetta Bagli: Infatti, io mi vesto sempre di nero! Ma il bianco simboleggia il silenzio in cui sono stata tutto questo tempo prima che uscisse la mia Voce… è un colore acromatico che sto scoprendo adesso, anzi, più precisamente li contiene tutti. Il nero, come amo vestirmi io , in realtà è l’assenza di tutti i colori. Forse, avendo raggiunto una certa età, con la maturità riesco a vedere le cose in modo diverso e a poter comprendere che su una tela bianca si possono dipingere tante cose, che su un foglio bianco si possono scrivere delle parole, che delle mura bianche possono prendere vita con la fantasia e quindi il bianco mi sta accompagnando in questa fase della mia vita.
Nicoletta Orlandi Posti: Questo libro è diviso in tre parti, la parte Amare, la parte dedicata alla Vita e la parte dedicata ai ricordi dell’ambiente denomintata Sguardi. Tu, in quest’ultima parte, parli però di Santander e di Roma perché non parli di Madrid visto che ci vivi?
Elisabetta Bagli: Santander e Roma le sto vivendo d’estate insieme ai miei figli e le vedo ormai diverse da Madrid, anche se può sembrare un controsenso considerando che a Madrid ci vivo. Madrid non è solo la città che mi fa ricordare i miei figli… Quando leggerete la sezione Sguardi, in quella sezione parlo sempre di bambini, della “Festa de’ Noantri”, della “Garbatella” della mia infanzia, dei “Fuochi di Santander” e dello stupore nell’osservarli insieme ai bambini, cose che ti portano indietro nel tempo e che fanno ridiventare un po’ bimbo anche te. Madrid c’è in questa silloge ma è nascosta nella poesia “Neve”, perché mi ha dato e mi continua a dare altre sensazioni, magari più adulte, più intimiste, nonostante sia in realtà la città in cui vivo e che ha dato i natali ai miei figli.
Nicoletta Orlandi Posti: Un’ultimissima domanda Quando scrivi?
Elisabetta Bagli: Sempre e mai. Scrivo ovunque e visto che penso posso pensare ovunque. Per esempio il tuo treno è stata pensata in cucina e l’ho scritta sulla lavagnetta della cucina dove scrivo la lista della spesa. L’ispirazione è venuta osservando i fuochi della cucina e me li sono immaginati come dei binari. L’ispirazione viene e va. Posso passare giorni nei quali non viene l’ispirazione, posso passare giorni in cui l’ispirazione arriva mattina, pomeriggio, sera e notte. Per esempio mi metto a leggere un libro, una poesia e una frase su cui mi metto a riflettere mi può ispirare una poesia.
Nicoletta Orlandi Posti: Volevo sapere se qualcuno vuole fare qualche domanda all’autrice prima di chiederle se ci legge qualche poesia del suo libro. Se avete delle domande, se qualche poesia vi ha interessato o volete alcuni chiarimenti su qualche passaggio, l’autrice è a vostra disposizione.
Elisabetta Bagli: Ringrazio Nicoletta per le sue parole, per l’emozione che mi ha dato e anche per farmi rivivere alcuni tratti della mia vita, della mia infanzia. Ringrazio tutti voi che siete qui e chi mi ha permesso questa splendida esperienza mettendomi a disposizione il suo locale. Ringrazio voi che mi avete sempre sostenuto e mi avete spronato ad andare avanti. Ho scritto un libro perché un libro è una materia solida e mi piacerbbe molto che le parole, le mie parole scritte su questo libro possano diventare delle piccole fondamenta in questo mondo della poesia.
Nicoletta Orlandi Posti: E noi te lo auguriamo, mai dire mai, non pensavamo che potessi diventare poetessa e magari ora vinci anche qualche premio…
Elisabetta Bagli: …ma… chissà…
Stefano Caiazza (prof. di Economia all’Università “Tor Vergata” di Roma): Da quanto hai detto è il passato quello che descrivi nel libro “Voce”, ma c’è anche qualcosa delle aspettative, di un futuro che intravedi? Come te lo aspetti? O per ora vedi solo un’introspezione nella storia che è stata?
Elisabetta Bagli: In questo momento scrivo molto passato, passato e presente. Il futuro è ciò che ho davanti, ciò che posso costruire… eventualmente Voce. Ecco il mio futuro è proprio Voce e la mia scrittura!
Io ho una poetessa che ora mi sta accompagnando, alla quale tengo molto e alla quale mi ispiro ed è Emily Dickinson. Lei diceva che “scrivere è scrivere per se stessi”, difatti lei non ha pubblicato in vita ed è stata pubblicata postuma. Io sono d’accordo con la sua mentalità, ma anche Emily Dickinson inviava le sue poesie a critici e ci teneva alle loro opinioni. Ciò significa che lei amava un confronto perché il confronto vuol dire crescita e, nel caso del poeta, crecere sia umanamente che dal punto di vista poetico. Quindi, nonostante non pubblicasse, in ogni caso cresceva con l’aiuto delle critiche. Mentre io, invece, ho deciso di pubblicare per poter condividere con voi i miei scritti e quindi parlarne, discuterne.
Se volete vi leggo un paio di poesie che penso siano rappresentative di Voce.
La prima poesia che vorrei leggervi è proprio la poesia “Scrivere” perché in realtà è la mia prima poesia, la poesia con la quale mi sono diplomata.
Nicoletta Orlandi Posti: Tu non puoi… chi è questo tu?
Elisabetta Bagli: Tu inteso come il poeta e come tutti coloro che amano scrivere. L’altra poesia che vorrei leggervi è una poesia che fa parte della sezione Amare ci sono poesie anche molto esistenzialiste, intimiste. Questa poesia si chiama “Castelli di sabbia” perché è una poesia che è nata proprio quest’ estate osservando i miei figli mentre costruivano castelli di sabbia sulla spiaggia e questi castelli di sabbia nonostante i miei figli desiderassero che rimanessero in piedi con le onde, inevitabilmente, cadevano, l’illusione si perdeva. Analogamente ho descritto l’illusione di un amore che non aveva fondamenta e che quindi è caduto o anche di un amore che non è mai nato perché il caso ha voluto che non nascesse visto che i momenti non erano quelli giusti…
Elisabetta Bagli: Grazie a tutti. A tutti i miei amici che sono intervenuti qui, a Nicoletta, al “78 Giri Caffè” di Barbara e Maurizio e a tutti coloro che mi hanno seguito finora e continueranno a farlo. Mi auguro che questo sia solo un inizio e che ci rivedremo spesso. Grazie!
L’intervista è stata realizzata da Nicoletta Orlandi Posti, giornalista del quotidiano Nazionale “Libero”.
L’editing è stato realizzato da Nicoletta Orlandi Posti ed Elisabetta Bagli con la gentile collaborazione di Maurizio Antinori che ha consentito il recupero dell’intervista audio e, con essa, di alcune parti fondamentali di questa intervista. (“78 Giri Caffè“)Per chi volesse vederla su youtube nella registrazione effettuata da
Fernando Bagli, vi facilito il link http://www.youtube.com/watch?v=q2ubVibFcJ8
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