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PREMIO EUROPEO

DI  POESIA VIDEOPOESIA FOTOGRAFIA 2017

INSIEME VERSO LA PACE

“TRA MELMA E SANGUE”

Biassono (MB)

CLEMENTE REBORA

Evento Premio Letterario Europeo Clemente Rebora 2017

 

 

Il nulla

Tempo (1917)

Apro finestre e porte –
Ma nulla non esce,
Non entra nessuno:
Inerte dentro,
Fuori l’aria è la pioggia.
Gocciole da un filo teso
Cadono tutte, a una scossa.

Apro l’anima e gli occhi –
Ma sguardo non esce,
Non entra pensiero:
Inerte dentro,
Fuori la vita è la morte.
Lacrime da un nervo teso
Cadono tutte, a una scossa.

Quello che fu non è più,
Ciò che verrà se n’andrà,
Ma non esce non entra
Sempre teso il presente –
Gocciole lacrime
A una scossa del tempo.

CLEMENTE REBORA – Da Poesie sparse e prose liriche, 1913 – 1927

“C’è in questi versi di Rebora la nudità di un’ esperienza essenzializzata nell’autoconsapevolezza che solo il nulla è ciò che gli rimane accanto; se l’immagine delle finestre e delle porte esprimono questa tensione del poeta verso il bisogno di comunicare, la realtà è altra, in quanto l’incomunicabilità ( “nulla esce e nulla entra) è ciò che caratterizza l’esistenza dell’uomo.
Sintomatica è l’analogia con l’anima: le prime due strofe, infatti, hanno una costruzione fortemente simmetrica: iniziano entrambe con la voce verbale “Apro” seguita da due complementi oggetto (v. 1 “finestre e porte”; v. 8 ”l’anima e gli occhi”),
Rebora intravede in sé, e quindi, in ogni uomo, una sorta di muro di isolamento che separa gli uni dagli altri; il suo spirito è come se fosse avvolto in una paralisi che blocca ogni motivazione e rende incapace di svolgere qualsiasi attività(“ Fuori la vita è la morte”.)
Il senso di questa lirica è tutta nell’ermeneutica reboriana del tempo, secondo la quale il passato non esiste ( “Quello che fu non è più”), il futuro è anch’esso privo di senso perché è destinato a perdersi (“Ciò che verrà se n’andrà”), per cui ciò che rimane è l’hic et nunc, il presente, ma anch’esso è destinato a dissolversi e a rimanere sfuggente, evanescente e incapace di esprimersi.
Non restano, allora, che lacrime e gocce di pioggia – dice il poeta; non resta che soccombere al destino ineludibile di chiusura e prigionia in una dimensione che conosce solo la morte.
L’uomo, per Clemente Rebora, non può conoscere, nel breve tempo della sua esistenza, né se stesso né il mondo nonostante egli sia sempre proteso a trovare risposte in questa direzione; la sola risposta possibile è il “nulla”.

Prof. Domenico Pisana

 

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